La germania è fighissima

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Flyrita89
view post Posted on 24/2/2008, 22:32




raga ho trovato questa intervista molto carina...
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"LA GERMANIA E' FIGHISSIMA"

9 novembre: Abbiamo invitato le più grandi giovani star della Germania, i fratelli Ochsenknecht e i gemelli Kaulitz, nati nell’anno della riunione, per fare due chiacchiere sulla Germania dell’est e dell’ovest, la vecchia casa e nuovi valori.

Berlin-Mitte, una suite nel “Ritz Carlton”, tutte le ragazze sotto i 16 anni vorrebbero che qui, all’istante, fosse fatta loro la respirazione artificiale: i quattro ragazzi più importanti della Germania sono seduti su un divano di pelle, stanno mangiando caramelle gommose e chiacchierando tra loro. Sul pavimento rivestito di moquette, l’enturage è in ginocchio: persone adulte che hanno al collo i pass ci rendono nervosi perché il tempo è limitato. In questo periodo, tutti vogliono i fratelli Kaulitz – e gli Ochsenknecht. Due di loro stanno o facendo un tour in Francia con i Tokio Hotel; gli altri due hanno appena firmato i loro contratti discografici e girato nuovi film.

Tutti e quattro sono molto educati: si alzano, ci stringono la mano, dicono “Piacere di conoscervi” – ovviamente non è la prima volta che lo fanno. Il nostro obiettivo: parlare con loro della loro Casa, il loro Paese, ossia la Germania. Parlare con Bill e Tom Kaulitz, provenienti da Loitsche vicino a Magdeburgo, e con Jimi Blue e Wilson Gonzales Ochsenknecht, i figli di papà che vengono da Grünwald, presso Monaco.

SZ-Magazine: Esattamente 18 anni fa, il muro è caduto, quindi siete tutti vecchi quanto la riunione della Germania; quel giorno che cosa significa per voi?
Bill Kaulitz: La gente lo festeggia. E noi lo festeggiamo con loro, anche se non siamo stati coinvolti tanto quanto loro. Siamo comunque contenti di essere scampati alla caduta del muro.
Jimi Blue: Mio padre me lo ha raccontato, ma un vero significato… non proprio. Bhè, forse un po’…
Tom Kaulitz: Sinceramente, non mi importa niente di quel giorno.
Wilson Gonzales: E’ certamente commovente vedere dei reportage in tv su quanto fossero felici le persone di allora quando hanno demolito il muro e hanno potuto riabbracciare le persone dall’altra parte. Quando li vedo, mi rendo conto di quanto sia stato brutto vivere dietro ad un muro come quello.

Cosa associate alla DDR (Germania dell’est)?
Bill: Non è mai stato un argomento molto discusso tra noi. Abbiamo fatto dei tour in altri Paesi e ci hanno spesso posto questa domanda, ma tutto ciò che abbiamo potuto dire è: Abbiamo sempre conosciuto al Germania come un Paese unito.
Tom: L’altro giorno qualcuno in Italia ci ha chiesto se eravamo esaltati dal fatto che, pur essendo della Germania dell’est, adesso siamo a Roma. E una volta, ci hanno anche offerto delle banane.
[Gli abitanti della Germania dell’est erano confinati al di là del muro, verso la Russia; non potevano venire in Occidente né avevano i prodotti che venivano importati dall’America, come le banane. n.d.t.]
WG: Ho trascorso un anno in una scuola d’arte a Los Angeles e lì continuavano a chiedermi cosa stesse facendo Hitler adesso e se noi in Germania abbiamo già le patatine fritte. Qualcuno dovrebbe far ficcare in testa agli americani che la Germania è un Paese normale. C’è un sacco di gente negli USA che crede ancora che molti tedeschi pensino ancora all’Europa dell’est, cosa del tutto isolata e poco significativa. Quando penso alla Germania dell’est, mi viene in mente solo la bandiera con il martello e la falce. E tu Jimi?
JB: Cosa?
Bill (ride): Non sei stato attento, eh!
JB: Bhè, anche a me viene in mente solo la bandiera.



Wilson Gonzales e Jimi Blue sono cresciuti a Grünwald, il quartiere di lusso di Monaco e oltretutto sono nati in una famiglia famosa; Bill e Tom, voi venite da Loitsche, un paese vicino a Magdeburgo. La vostra infanzia è stata più difficile?
Bill: Est e ovest – non vedo differenze – non facciamo neanche distinzione tra “Ossis” (tedeschi dell’est) e “Wessis” (tedeschi dell’ovest), quelle espressioni non esistono neanche più per noi, tranne forse per i nostri insegnanti. Credo che la differenza maggiore sia che noi siamo cresciuti in un paese e voi in una grande città.
WG: Anche Grünwald è un paese, ma è vero che è molto vicino alla città e forse è per quello che li ci andiamo parecchie volte. Oltre a questo, abbiamo accompagnato nostro padre a delle premiere o sul set si tanto in tanto.
Tom: Crescere in un paese non è poi così male, almeno finché non si ha una certa età. Voglio dire… in città dove si potrebbero costruire case sugli alberi? D’altra parte, io e Bill abbiamo sempre attirato un’attenzione non desiderata perché apparivamo diversi dagli altri. Ecco perché abbiamo sempre sognato di trasferirci a Berlino già da piccoli; lì tutti possono camminare per strada come vogliono.
Bill: La libertà è sempre stata la cosa più importante per noi. Ecco perché mi sono fatto tatuare “Freiheit” sul mio braccio sinistro poco prima del mio diciottesimo compleanno.

Vi ricordate ancora della vostra prima visita a Berlino?
Bill: Certo, quando avevamo 12 anni siamo saliti sul treno e ci siamo andati. Io e Tom avevamo davvero pochi soldi, ma volevamo assolutamente andare in cima alla Fernsehturm (torre TV). Lassù ci siamo presi un caffè molto costoso: “Latte Macchiato”, ovviamente. E volevamo far finta di potercelo permettere…
WG: Avevo 6 o 7 anni e mi ricordo solo di esserci andato in metropolitana e di essere stato in un ristorante di sushi. Al tempo Berlino era come un piccolo quartiere di New York per me: me lo ricordo ancora. Oggi penso che i berlinesi siano molto più socievoli dei cittadini di Monaco. A loro non importa come ti vesti, ma quanto cervello hai. Berlino non è proprio la più pulita, ma di sicuro è la città più artistica in Germania.
JB: Hai ragione, si sono un sacco di persone con la puzza sotto il naso a Monaco. A Berlino è tutto molto più vario: ci sono fighetti e punk, un po’ di gente strana… di tutto e di più.

Viaggiate molto più dei ragazzi della vostra età per fare concerti e andare su set cinematografici. Dov’è che vi sentite veramente a casa?
Bill: In Germania, sempre. A tal punto che mi sento molto più a casa in hotel tedeschi che in hotel, ad esempio, di Mosca o Parigi, non importa quanto lussuosi… E’ soprattutto la lingua che ti dà al sensazione di essere a casa.
WG: E’ vero, mi sono reso conto durante il mio anno in America che “casa” non ha niente a che fare con una città o un posto in particolare. E ho notato qualcos’altro: un sacco di gente parla male della Germania. E sbagliano. La Germania è una nazione fantastica, molto meglio e più a posto degli USA. Gli americani sono molto costruiti e là troppe cose vengono dettate dallo Stato. Non si può bere alcolici se non si hanno 21 anni e non si può neppure fumare in casa propria se si vive in un appartamento. Prova ad immaginartelo!
JB: Bhè, penso che l’America sia meglio della Germania: è calorosa, le persone sono gentili, hanno delle belle spiagge, la Venice Beach e Las Vegas. Un giorno mi piacerebbe viverci…
Tom: Negli altri Paesi ci sono un sacco di cose che bisogna farsi piacere, come ad esempio la disorganizzazione. I tedeschi, in genere, sono migliori nel programmare le cose: come gli Echo Awards a Berlino, cove abbiamo cominciato a fare le prove due giorni prima – in Italia, per esempio, le grandi manifestazioni vengono registrate al momento o a Mosca: non avevano ancora finito di montare il palco un’ora prima dello show…



C’è qualcosa che non vi piace della Germania?
Bill: Di sicuro il sistema scolastico. Gli darei un bel 6. [In Germania, le valutazioni sono al contrario rispetto alle nostre: 1 è il massimo e 6 corrisponde al nostro 4… una bella insufficienza insomma. n.d.t.]
WG: Specialmente in Baviera!
Tom: Il sistema scolastico tedesco cambia da zona a zona – tutto è su un livello differente. Quando vai in un’altra città perché ad esempio ti sei trasferito, ti sembra di essere sbarcato su un altro pianeta.
WG: Ho cambiato scuola un paio di volte e nella prima odiavo la matematica, nell’altra il tedesco… è ridicolo!
JB: Ecco perché ho proprio smesso di andare a scuola. Ho ancora un insegnante privato, ma la scuola non fa per me.

Esiste il termine tedesco “stronzo” [il temine è Spießigkeit che significa „permaloso, stronzo, capriccioso”, comunque dalla loro risposta si capisce cosa intendano]. Chi o cosa pensate sia “da stronzi”?
WG: Gli snob nei locali di lusso a Monaco, al “P1” ad esempio, che sperperano tutti i soldi dei loro genitori e vanno in giro con le polo con il colletto rialzato: quelli sono stronzetti. Pensano di poter impressionare le persone con la carta di credito del loro paparino. Sono orgoglioso di guadagnarmi i soldi da solo e di poter invitare i miei amici per un drink di tanto in tanto.
Bill: Sono stronzo solo quando si tratta di una cosa: l’essere puntuali. E’ davvero importante per me, così come l’essere affidabile.
JB: Sono piuttosto permaloso quando si tratta di cibo: ho sempre bisogno di due forchette, una per la portata principale e l’altro per l’insalata. E se vedo un angolino sporco nella doccia, piuttosto non mi lavo.
Tom: Per me gli stronzi sono le persone intransigenti, che non riescono ad esprimersi a modo loro e vivono sempre secondo le regole. E con questo non intendo le leggi, ma le regole che si sono fatti per sé o che si lasciano dettare da altri; persone che fanno solo ciò che viene detto loro, che non si azzardano mai a fare in modo diverso e che dicono sempre “Non farlo! Non ti è permesso fare così!”. Un tempo vivevamo in una casa unifamiliare, in una zona in cui si poteva giocare in strada e, ragazzi, c’erano di quegli stronzi lì! Ma ora siamo molto lontani da questo posto!

Nelle ultime due settimane, i giornali hanno parlato molto dell’“Autunno tedesco”, il RAF – vi dice qualcosa?
WG: Hanno liberato un terrorista, non è così? O hanno solo protestato perché non lo rimettessero in libertà?
JB: Ho letto qualcosa a riguardo sul quotidiano “Der Spiegel”. Era interessante perché Grünwald è vicino a Straβlach, dove qualcuno è stato ucciso, un presidente o qualcosa del genere; almeno lì c’è una targhetta in sua memoria.
WG: Il punk è stato inventato nello stesso periodo: sinceramente quello mi interessa più del RAF.

Il tema principale del RAF era, tra le altre cose, quello di distribuire la ricchezza in modo differente e più equo. Cosa ne pensate?
WG: Le persone che sono ai livelli bassi della società, spesso non fanno neanche uno sforzo per migliorare le loro condizioni e raggiungere il top. Non si danno da fare abbastanza e forse è per quello che poi diventano criminali…
JB: Ci penso molto, sai… le persone ricche ricevono sempre regali, mentre quelle più povere devono comprarsi tutto da sé. Quando sarò più grande, voglio davvero fare qualcosa per cambiare questa situazione… ancora non so cosa, ma almeno ci proverò.
Tom: Esiste ancora una specie di classe media in Germania, come la nostra famiglia ad esempio. Non eravamo né ricchi né poveri. Alla fine tutti devono andare avanti per la propria strada e imparare a convivere con frustrazioni di ogni genere. Noi le abbiamo trasformate in musica, gli altri organizzano proteste o fanno kick-boxing.



Che genere di frustrazioni?
Bill: Ci ribellavamo per noi stessi. Odiavamo la scuola e i nostri insegnati erano davvero cattivi. Il mio grande vantaggio è sempre stato quello di conoscere i miei diritti: ad esempio, sapevo che le verifiche che non erano consegnate in tempo non sarebbero state valutate. Nostra madre doveva correre a scuola quasi ogni giorno per sentirsi dire quanto fossero terribili i suoi figli.
JB: Quando ero in quinta elementare gli insegnanti continuavano a riprendermi dicendo cose come “Pensi di essere meglio degli altri perché tuo padre è Uwe Ochsenknecht?”
WG: Sì, gli insegnanti ci urlavano spesso dietro. Una volta ho persino preso nove note in una settimana. Poco tempo prima mi avevano espulso, così, una volta per tutte, ho lasciato la scuola.

Tempo fa Che Guevara era un idolo per i giovani – adesso chi è il vostro eroe?
Tom: Quando ancora andavano per locali molte persone indossavano le magliette di Che Guevara. C’erano un sacco di manifestazioni, addirittura iniziate da punk, per cui la ribellione era di certo un tema molto sentito.
WG: Una volta sono stato con 3000 punk in Marienplatz per manifestare contro l’NPD (partito neonazista). Ma, d’altra parte, non ci sono molte cose per cui protestare in Germania. Se vivessi negli USA, potrebbero venirmi in mente migliaia di ragioni, ma qui…?!

Ci sono dei politici che vi piacciono?
Bill: Non parlo di cose del genere. Non voglio condizionare nessuno con le mie simpatie personali o la mia scelta di voto. Ognuno deve avere la propria opinione.
Tom: Ma di sicuro adesso votiamo, dato che finalmente abbiamo 18 anni.
WG: I partiti possono scannarsi gli uni con gli altri per quanto mi riguarda. Quando avrò 18 anni andrò di sicuro a votare e per di più mi informerò bene. Per adesso ho diversi idoli, come il musicista Tom Morello, per esempio (è il chitarrista dei Rage Against the Machine). Durante le manifestazioni suona gratis per sostenere le buone cause. Non gli importa il denaro, ma la causa.

Siete nati proprio nell’era di Kohl. Vi ricordate di lui? (Helmut Kohl è stato il cancelliere tedesco fino al 1998; apparteneva al partito CDU)
Tom (con le mani disegna la figura di una pera): Quel tipo grosso?

E Gerhard Schröder? (G. Schröder è stato il cancelliere tedesco che ha succeduto a Kohl ed è rimasto in carica fino al 2005; apparteneva al partito SPD)
WG: Hmm… SPD?
Tom (ride): Sì, qui ci arrivavo pure io.



La vostra generazione è stata caratterizzata dalla guerra fredda, Chernobyl, la decimazione delle foreste e l’energia atomica. Qual è l’avvenimento principale che ha costituito un punto di svolta per la vostra giovinezza?
WG: Di sicuro l’11 settembre, ma soprattutto ciò che è accaduto dopo. Ho guardato un sacco di documentari sul World Trade Center e ho capito una cosa: alla fine, gli americani si sono distrutti con le loro stesse mani dal momento che sono stati loro a istruire Bin Laden sull’uso delle armi. Quello è stato il momento in cui ho capito come va il mondo in questi giorni e che l’America è la polizia mondiale che si intromette negli affari di tutti. Da una parte sono sicuro che vogliono dare una mano, ma, allo steso tempo, vogliono trarre il maggiore profitto possibile. La Germania è molto più discreta da questo punto di vista: fa tutto ciò che pensa sia giusto e non si lascia trascinare in tutte queste cag**e.
Billl: Di sicuro sono successe molte cose durante la nostra infanzia su cui riflettiamo e certamente, soprattutto, anche l’11 settembre. Tuttavia facciamo di tutto per non lasciarci bloccare dalle nostre stesse paure.

Potete immaginare di entrare nell’esercito e forse di andare in Afghanistan per aiutare a ricostruire il Paese?
JB: Assolutamente no. Sono troppo pigro. Essere sempre a rischio, dare il 100%... è troppo stressante per me. Di certo potrei fare il servizio sociale. In Afghanistan avrei solo paura, quindi non fa proprio per me.
WG: L’esercito mi ha già scartato per via del mio torace a imbuto. Ma l’esercito in ogni caso non farebbe per me, piuttosto preferirei stare con i miei amici e fare servizi sociali o prestare aiuto agli handicappati.
Tom: Ci penseremo quando faremo la visita medicale per il servizio militare.

Come vi piacerebbe vivere quando sarete più grandi?
Tom: Come gli Stones. Voglio rimanere sul palco per tutta la vita.
Bill: Un giorno mi piacerebbe avere una casa discografica tutta mia e un appartamento in un altro Paese. Ma le mie radici sono in Germania e vorrò sempre tornare qui.
JB: Un giorno mi piacerebbe essere uno stilista. Forse lo diventerò quando avrò finito i miei due anni alla Waldorf School.
WG: Mi piacerebbe possedere una gigantesca compagnia che produce cose di vario genere: film, musica, mobili, moda e preservativi.

Vi ricordate ancora la prima volta che avete sentito parlare degli altri due?
JB: Ho letto dei Tokio Hotel su Bravo.
WG: Un paio di anni fa, un amico mi ha dato un vostro CD e ha detto: “Guarda, è una nuova band tedesca”. Mi sono piaciuti, me lo ricordo ancora.
Bill: Bhè, abbiamo visto un film con voi due e abbiamo notato che avete più o meno la nostra stessa età. Di certo, quando si nota una cosa del genere, si fa più caso alle persone.
WG: Quando ho visto per la prima volta un’immagine dei Tokio Hotel: wow, questi sono dei mostri.
 
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